martedì 25 aprile 2017

Primo non nuocere

Ho meno paura del fallimento: sono arrivato ad accettarlo e a sentirmene meno minacciato, e confido nel fatto di aver imparato qualcosa dagli errori commessi in passato (…); più invecchio, meno mi sento capace di negare che sono fatto della stessa carne e dello stesso sangue dei miei pazienti, e che sono vulnerabile come loro

http://it.aleteia.org/2016/05/31/primo-non-nuocere/

domenica 23 aprile 2017

I dolori del giovane Werther

http://m.oilproject.org/lezione/i-dolori-del-giovane-werther-johann-wolfgang-goethe-riassunto-romanticismo-11826.html

Johann Wolfgang Goethe (1749-1832) pubblica nel 1774, a soli ventiquattro anni, I dolori del giovane Werther, un romanzo epistolare incentrato sui tormenti e le sofferenze amorose di un giovane borghese - il ventenne Werther - per la bella Charlotte, già promessa sposa ad un altro uomo. Dopo varie vicissitudini, tutte narrate per alcuni mesi per mezzo di lettera all’amico Wilhelm, il protagonista, incapace di affrontare le costrizioni piccolo-borghesi che costellano la sua vita e di sopportare un amore che non può avere altro sbocco se non l’infelicità, si suicida.

Il romanzo, che ha una seconda edizione nel 1787, riscuote subito un grande successo in tutta Europa e diventa ben presto un caso letterario e culturale, tanto da inaugurare la moda del “wertherismo”, ovvero l’atteggiamento tormentato e inquieto dell’artista romantico, mosso dalle passioni del cuore anziché dai ragionamenti dell’intelletto. L’opera è strettamente collegata con il movimento tedesco dello Sturm und Drang (in tedesco, “Tempesta e impeto”) e diventa un punto di riferimento per tutto il movimento romantico, fissandone alcuni concetti-chiave di poetica come il sentimentalismo, l’individualismo dell’eroe che combatte titanicamente contro le convenzioni della società, il rilievo alle passioni (l’amore, in particolar modo). Tra gli influssi letterari più significativi, si possono ricordare le Ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo (1778-1827).

Il romanzo è diviso in due libri; l’arco temporale delle vicende va dai primi giorni del maggio 1771 al dicembre 1772.

Riassunto

Werther, un giovane intellettuale dalle ardenti passioni, decide di trasferirsi in un villaggio di campagna, Wahlheim, per ristabilire un equilibrio interiore che sente perduto; qui sembra in effetti compiersi un’idiliaca fusione tra uomo e natura, poiché Werther si diletta in piaceri semplici, si intrattiene a chiacchierare con i bambini del posto e, nella contemplazione della Natura idillica, sembra modificare anche la sua concezione dell’opera d’arte 1

Una sera, in occasione di una festa danzante, Werther conosce la giovane Charlotte, detta Lotte, e se ne innamora immediatamente. Lotte, orfana di madre, è una giovane solida, allegra e pacifica, che gode delle semplicità della vita e bada col padre ai fratelli e alle sorelle minori; purtroppo la ragazza è giù promessa sposa di un giovane borghese, Albert, al momento assente. Nei mesi successivi al primo incontro, Lotte asseconda l’amicizia di Werther, lo accoglie a casa sua e vi si affeziona: mentre Werther descrive minuziosamente a Wilhelm tutti i dettagli del dolce tormento di stare accanto a Charlotte, quest’ultima lascia trasparire qualche indizio di nutrire anch’essa un sentimento per il giovane. Tuttavia, il loro rapporto si mantiene - sia per convenzioni sociali che per la legge morale di Werther - all’insegna di una casta e straziante amicizia: più Werther frequenta Lotte, più è sconvolto dall’amore (e più sprofonda nell’abbatimento per non averla per sé).

Nel mese di luglio, Werther conosce Albert, il futuro marito di Charlotte: il protagonista, pur consapevole del destino infelice che l’attende, non può che apprezzare le qualità del rivale. Albert è del resto il suo esatto opposto (e complementare): tanto Werther è “artista” e sognatore, quanto Albert è invece un uomo razionale e posato, destinato cioè ad un’esistenza mediocre ma felice 2. Se a poco a poco la frequentazione quotidiana di Lotte ed Albert diventa un tormento insopportabile per Werther, a fine estate sembra esserci l’occasione per uscire da questa situazione bloccata: il giovane, spinto da Wilhelm, accetta un incarico diplomatico che dovrebbe portarlo lontano da Wahlheim.

Il secondo libro si apre descrivendo la vita di Werther nel mondo altolocato dell’ambasciata dove lavora; qui il protagonista scopre l’ipocrisia e la falsità delle classi più elevate della società, al punto da provare dispiacere pure per il proprio lavoro, cui pure egli si applica in maniera diligente. Werther, dopo alcuni contrasti con l’ambasciatore rassegna le dimissioni e, per un breve periodo, torna a casa. Qui, il fiume dei ricordi accresce la sua malinconia, che giunge al culmine con la notizia che Albert e Lotte si sono sposati. Sconfortato e sempre più cupo, Werther torna a Wahlheim. Qui la disillusione e il disinganno del protagonista raggiungono il culmine: Alberto è assente, ma il legame con Lotte rimane platonico, tanto che la donna, pur accorgendosi dello stato di prostrazione di Werther e pur volendogli bene, gli chiede di non essere così insistente con le sue visite. Il protagonista, di fronte alla felicità di Alberto e dell’amata Lotte, inizia così a meditare sul suicidio.

Giungono all’apice lo struggimento romantico e l’angoscia di Werther, che trova conforto letterario solo nei Canti di Ossian di James Macpherson, che sembrano parlare direttamente al suo animo malinconico e disperato. Il protagonista, consapevole del conflitto insanabile tra pulsione individuale e realtà in cui sta volontariamente sprofondando, un giorno recita i versi dell’Ossian a Lotte e, notando la sua commozione, la bacia d’impulso. Charlotte, pur turbata dal legame con Werther, lo respinge, desiderando sopra ogni cosa rimanere fedele ad Alberto. Il protagonista, ormai senza speranza, con una scusa chiede in prestito ad Alberto le sue pistole; dopo aver scritto a Carlotta e a suo padre ed aver contemplato il cielo notturno, Werther si spara. Viene trovato ancora in vita da un servo alle sei di mattina, ma spira a mezzogiorno. Dopo il funerale - senza preti, e a cui partecipano solo pochissime persone, tra cui non ci sono Lotte ed Alberto - Werther è sepolto come desiderato all’ombra di due tigli.

sabato 22 aprile 2017

PNEI Psico Neuro Endocrino Immunologia



La PsicoNeuroEndocrinoImmunologia (PNEI) nasce circa trent' anni fa come convergenza di discipline scientifiche diverse quali le scienze comportamentali, le neuroscienze, l'endocrinologia e l'immunologia. 
Nel 1981 venne pubblicata la prima edizione di Psychoneuroimmunology a cura di Robert Ader, PhD in Psicologia alla Cornell University, dal 1968 professore di Psichiatria e Psicologia alla University of Rochester School of Medicine and Dentistry. 
La base della disciplina consiste nello studio delle interazioni reciproche tra attività mentale, comportamento, sistema nervoso, sistema endocrino e reattività immunitaria. In particolare, l'obiettivo primario della PNEI è lo studio riunificato di sistemi psico-fisiologici che sono stati analizzati da almeno 200 anni in maniera separata e autonoma.


Lo sviluppo della PNEI è complesso e articolato, ma anche estremamente affascinante, soprattutto se saprà tenere in giusto conto i diversi gradi di conoscenza a cui le varie discipline sono arrivate. Se ciò non avverrà il rischio è inevitabilmente una polarizzazione su uno sviluppo biologistico (il corpo-cervello, la materia, spiega tutti i fenomeni mentali) o psichistico (l'io, la mente, spiega tutta la realtà nella sua totalità).

Il primo paradigma, quello biologista, si riassume nella posizione di Thomas Henry Huxley (1825-1895), famoso biologo inglese, amico di Charles Darwin (1809-1882). Per Huxley la mente e il cervello stanno tra loro come il fischio del treno e la locomotiva; la mente non è altro che epifenomeno di processi organici che hanno sede nel cervello. Tale posizione è stata capillarmente divulgata e sostenuta dalle correnti filosofiche positiviste. Questo ha fatto sì che tale impostazione sia stata anche storicamente alla base di discipline con forte considerazione dei fattori mentali, prime fra tutte la psicanalisi. Alfred Ernest Jones (1879-1958), neurologo e psicanalista britannico, affermava "io non credo che la mente esista davvero come entità, un'affermazione forse sorprendente in bocca ad uno psicologo. Quando parliamo dell'influenza della mente sul corpo o di quella del corpo sulla mente, non facciamo che abbreviare e semplificare per comodità una frase più complessa".



Mente o cervello? una bella ragazza vista da dietro un'anziana signora vista di profilo?



http://www.pnei-it.com/1/informazioni_di_base_2131561.html


Olismologia

http://www.olismologia.it/olismologia.asp


L’Olismologia® introduce un modello clinico efficace per esaminare in modo unitario e simultaneo la globalità psico-fisica di ogni Paziente; per trovare le cause dei disturbi dove esse sono, e non dove sembra che siano; per attivare la Vis Medicatrix Naturæ del corpo, e identificare - nel contempo - i farmaci/rimedi di risonanza appropriati per ripristinare in ciascun individuo il miglior equilibrio fisiologico possibile.
È una RI-scoperta scientifica che mira a collegare in modo trasversale la Medicina Ufficiale con la Medicina Complementare, entrambe smembrate in troppe specialità professionali e competenze tecniche, pertanto svuotate del gusto e della gioia di curare l’Uomo, anziché la malattia.
Inserendo nel panorama delle conoscenze alcune illuminanti “verità degli altri”, integra e amplia alcuni schemi culturali vigenti; supera così i confini di una formazione parcellare ben lontana dalla visione unificante della Psico-Neuro-Endocrino-Immuno-Somato-logia.

Fornisce una chiave di lettura diversa per comprendere i segnali del nostro corpo e una marcia in più per ottenere - in tempi brevi - risultati di immediata evidenza anche in molti casi clinici che sfuggono alla pratica tradizionale o che da essa non traggono beneficio.
L'Olismologia® afferma il primariato delle potenzialità dell’organismo umano e dimostra - in tutta evidenza - com’è possibile attivare e pilotare le vaste capacità di autoguarigione che esso possiede in modo naturale e fisiologico, usando semplici mezzi biocompatibili e a misura d’uomo: le mani e il senso innato dell’Estimo.

venerdì 21 aprile 2017

L'algoritmo di facebook

L’Algoritmo di Facebook 2017 [INFOGRAFICA AGGIORNATA]

In base a cosa le persone vedono ciò che pubblico su Facebook?

Perché alcuni fan della mia Pagina vedono alcuni dei post che vengono pubblicati e altri mai?

Chi decide cosa mostrare a chi all’interno della piattaforma?

Sono domande che ci sentiamo fare spesso e i continui aggiornamenti all’algoritmo che regola la Portata Organica dei post (il numero di utenti singoli raggiunti da ciò che hai pubblicato) non aiutano di certo ad avere una visione chiara;

infatti, l’EdgeRank che all’inizio decretava cosa mostrare o meno nella sezione Notizie degli iscritti secondo criteri tutto sommato semplici (Affinity Score, Weight, Time Decay), è stato grandemente superato a favore di un sistema che, oggi, tiene conto di più di 100.000 fattori per mostrare agli utenti contenuti rilevanti (a proposito, in molti continuano a parlare di EdgeRank in riferimento all’Algoritmo di Facebook, ma hai fatto caso da quanti ANNI nei comunicati ufficiali non viene più menzionato? Semplicemente, è morto e non ha più questo nome da un pezzo!).

Oggi per te abbiamo riassunto tutti gli update principali e ufficiali all’Algoritmo di Facebook in modo da aver ben chiaro cosa conta davvero nel decretare la Reach (ormai misera) dei nostri post.

Buona lettura e condivisione!

Segue su
http://www.gliscomarketing.com/algoritmo-facebook-2017-infografica/

Lo studente di medicina e la donna delle pulizie

C'è uno studente iscritto da qualche mese alla facoltà di medicina intento nella compilazione di un difficile questionario. Essendo un ottimo studente risponde prontamente a tutte le domande fino a quando giunge all'ultima, che diceva all'incirca così: "Qual è il nome di battesimo della donna delle pulizie della scuola?" Lo studente, leggermente sorpreso, pensò che si trattasse di uno scherzo. Aveva visto quella donna molte volte: era alta, capelli scuri, avrà avuto i suoi cinquant'anni, ma lui non conosceva assolutamente il suo nome di battesimo. Consegna il suo test lasciando questa risposta in bianco e, poco prima che finisse la lezione, un altro studente domanda al professore se l'ultima domanda del test avrebbe contato ai fini del voto. "E' chiaro!, risponde il professore. "Nella vostra carriera voi incontrerete molte persone. Hanno tutte il loro grado d'importanza. Esse meritano la vostra attenzione, anche con un sorriso o un semplice ciao". Lo studente non dimenticò mai questa lezione ed imparò che il nome di battesimo della loro donna delle pulizie era Marianna.

giovedì 20 aprile 2017

L'illusione della democrazia


http://www.lintellettualedissidente.it/italia-2/lillusione-della-democrazia/

L’illusione della democrazia
Da diversi decenni viviamo, più che in un regime democratico, in un sistema partitocratico, nel quale i partiti stabiliscono le regole stesse della democrazia. La partitocrazia e i giochi di potere favoriscono la corruzione, e dalla corruzione nasce un nuovo modo di intendere la politica. Essa non è più espressione di una vocazione sociale e morale basata sullo spirito di servizio, ma diviene un punto di arrivo, il gradino più alto di una scalata sociale, l'apice di una carriera.

di Giovanni Arena - 8 ottobre 2014

Winston Churchill definì la democrazia come la peggior forma di governo esistente, aggiungendo però che non ne aveva mai conosciuta una migliore. Effettivamente la democrazia è la forma che maggiormente garantisce ai cittadini, quantomeno formalmente, giustizia sociale, assistenza sanitaria, diritti civili e politici, possibilità di manifestare in diverse forme in proprio pensiero. Che poi il governo della maggioranza presenti caratteristiche qualitative congruenti alla qualità civile e morale della maggioranza stessa, è indubbio. Ma altre forme di gestione della res publica, che sulla carta apparivano più rigide, efficaci e attrezzate, hanno scaturito conseguenze che tutti conosciamo.

Resta dunque da capire come far funzionare al meglio un meccanismo di governo strutturalmente imperfetto. La democrazia non prevede semplicemente la partecipazione alla gestione della cosa pubblica mediante la scelta dei propri rappresentanti. Il governo del popolo prevede la collaborazione e l’impegno dei cittadini al fine di salvaguardare la Polis in tutti i suoi ambiti, in tutti i campi nei quali il cittadino è impiegato, ora nello svolgimento del suo ruolo sociale all’interno della società, ora nel tempo libero. A mantenere salda la comunità statale, a tener vivi i suoi valori, a far rispettare le sue leggi, a conservare integri i suoi costumi, a salvaguardare l’ambiente, a promuovere la solidarietà tra i suoi membri, non è certo la classe dirigente. Né tanto meno l’apparato amministrativo. Una democrazia funziona quando il popolo, la comunità statale, i cittadini, possiedono appunto una forte coscienza sociale, una morale civile matura, un legame ed un senso di appartenenza non solo a ciò che giuridicamente gli appartiene, a ma tutto ciò che in qualche modo li riguarda.

L’Italia si trova ad essere, oggi, ben lontana da questo modello di democrazia. Prima di parlare di una coscienza sociale nel nostro Paese, ammesso che esista, si potrebbe affrontare una questione che nelle righe precedenti abbiamo data per scontata. Ovvero il momento politico in cui la comunità statale sceglie i proprio rappresentanti, mediante il sistema delle elezioni politiche. Da diversi decenni viviamo, più che in un regime democratico, in un sistema partitocratico, nel quale i partiti stabiliscono le regole stesse della democrazia. La partitocrazia e i giochi di potere favoriscono la corruzione, e dalla corruzione nasce un nuovo modo di intendere la politica. Essa non è più espressione di una vocazione sociale e morale basata sullo spirito di servizio, ma diviene un punto di arrivo, il gradino più alto di una scalata sociale, l’apice di una carriera.

L’antidoto a questa prima malattia della democrazia italiana sarebbe facilmente ricavabile dalla seconda idea di “governo del popolo” sopra descritta. Una comunità di cittadini caratterizzata da quella che abbiamo definito una coscienza sociale, uno spirito di solidarietà e di sacrifico, una piena consapevolezza delle esigenze della collettività e un forte senso di appartenenza tale da provvedere in ogni momento alla saluta della Polis, difficilmente sopporterebbe la tirannia dei partiti. In Italia questa utopia democratica appare come un traguardo lontano. La classe politica ha istituzionalizzato la corruzione ed il popolo, tutto sommato, si è abituato con mansuetudine a questo stato di cose. Il nostro Paese non presenta una comunità di cittadini uniti da un legame solidale, ma un massa di individui divisi tra di loro, anzi in competizione.

Vale dunque, nel nostro caso, e con una piccola aggiunta, la prima parte dell’aforisma di Churchill: la democrazia italiana è la peggior forma di governo esistente